Quando guardo l’Altare della Patria, che a a Roma conserva il “Milite ignoto”, considero i militi posti a guardia d’onore come delle persone che fanno compagnia ad un loro amico: ciò mi fa pensare alla Pace e non alla Guerra, in linea con il dettato dell’articolo 11 della nostra Costituzione.
Non è un caso che sia lo stesso articolo che consente all’Italia di aderire alle istituzioni europee, la bandiera delle quali sventola insieme al Tricolore sulle facciate dei palazzi istituzionali.
Nel ritornare al mio saluto al Milite Ignoto, guardo i pennoni posti ai lati della scalinata e osservo i nostri due tricolori: drappi gemelli forse ad ammonire che, pur stando in Europa, il Sacrario della nostra Patria non potrebbe che riguardare solo noi Italiani, come solo noi riguarderebbero l’unità ed il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Se così fosse, però, questo sarebbe ingiusto nei confronti proprio di uno dei simboli della Repubblica che, grazie anche alle attività di pedagogia civica in esso realizzate, vuole educarci ad una “cittadinanza attiva, democratica ed europea”.
E proprio il lungo cammino che ci ha condotto all’attuale Unione europea consente di andare oltre; aiutati in proposito dalla “dichiarazione Schuman”, sappiamo che quando “L’Europa non è stata fatta: abbiamo avuto la guerra”.
Formulo quindi un auspicio: che il sacrificio dei nostri Caduti resti sublimato dal mantenimento della pace; pace che, almeno tra i propri Stati membri, l’Unione europea ha sempre assicurato, indipendentemente da come ciascuno di noi sogni o consideri questo atipico soggetto di diritto internazionale.
Un esempio di concreta realizzazione di detto auspicio sono alcuni dei Sacrari della Grande Guerra, che ospitano i resti tanto di caduti italiani quanto di caduti austro-ungarici; morti affratellati solo dal silenzio, mentre noi che ne siamo discendenti possiamo godere di una pace concreta, pur nelle difficoltà che inevitabilmente incontra una realtà plurale, come quella dell’Unione europea, che si proclama “unita nella diversità”.
Sempre Schuman ci ha insegnato che “L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”.
Ecco allora il mio invito: similmente a quanto avviene non solo sui palazzi delle nostre Istituzioni, ma anche dinanzi ai principali luoghi iconici del nostro patrimonio culturale, che anche la bandiera europea sventoli permanentemente dinanzi al Vittoriano.
Non saprei dire se esso, così particolare e unico in quanto accoglie il Milite Ignoto, sia comunque assoggettabile alle disposizioni di cui alla legge 22 del 1998 ed al decreto presidenziale 121 del 2000; credo però che in un momento storico come questo, nel quale la Pace è messa a rischio, alzare la seconda bandiera proprio nel luogo che commemora i sacrifici degli Italiani assurgerebbe a simbolo di speranza e fiducia nel futuro dell’Italia e del Continente al quale noi – ciascuno a proprio modo – apparteniamo.