Anche il Parlamento si Occupi dei LEP

L'autore, dopo aver evidenziato l'opportunità di un'autonoma attività del Parlamento - rispetto a quella sino ad oggi esercitata dal Governo - nella determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali" (c.d. LEP), auspica il coinvolgimento dei soggetti della società civile.

Alla fine la Corte costituzionale ha deciso di non sottoporre al referendum popolare la legge n. 86 del 2024. Dopo la precedente decisione che lo aveva portato a valutare, modificare e orientare costituzionalmente l’autonomia differenziata come disciplinata dal voto parlamentare, il Giudice delle leggi ha ora ritenuto non possibile sottoporla al voto popolare a causa della non chiarezza di oggetto e finalità del quesito referendario.

Va ricordato che questa legge prevede anche la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) concernenti i diritti civili e sociali, per cercare di garantire un adeguato livello di servizi e prestazioni alla popolazione in ogni parte d’Italia, in particolare a quella fragile.

Anche se il venir meno del referendum dovrebbe ora dare ulteriore slancio alle forze politiche di maggioranza nella determinazione dei LEP, temo ora due cose: 1) che il Governo sia tentato di determinare solo quei livelli attualmente finanziabili dallo Stato, con il pericolo niente affatto
ipotetico che i rimanenti LEP vengano dimenticati; 2) che le forze di opposizione, invece, concentrino i propri sforzi nel solo contrasto alle specifiche richieste di autonomia presentate da alcune Regioni, facendo però mancare sui LEP sia le proprie critiche che le proposte, quanto mai necessarie per un argomento così importante.

Tutte le forze parlamentari inizino allora una autonoma valutazione per presentare proprie proposte di legge per una normativa organica dei LEP, ad integrazione del lavoro sinora svolto dall’Esecutivo con il Comitato di esperti e la Segreteria tecnica che li ha affiancati.

A tale scopo le forze parlamentari potrebbero utilmente coinvolgere docenti universitari ed esperti altrettanto validi, ma con un aiuto al quale l’attuale Governo forse non aveva pensato: quello dei soggetti della società civile quali associazioni di volontariato, sindacati, organizzazioni di categoria, confessioni religiose, partiti non rappresentati in Parlamento ed altro ancora.

Sono questi i portatori di interessi da coinvolgere in un lungo e complesso, ma certamente fecondo percorso di democrazia partecipativa mediante strumenti quali quello delle consultazioni pubbliche preventive; lo faccia allora il Parlamento, dimostrando forza e fantasia per volare in alto con lo sguardo dello Statista rivolto alle future generazioni.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *